Era il 1994, quando il Cirque du Soleil portò in scena per la prima volta Alegría, uno degli spettacoli più iconici di sempre. Lo show ha debuttato in Italia nel 2004 ed è andato in scena fino al 2014.
Ora è tornato, con il sottotitolo “In a new light”, in una nuova luce, con tutta la forza di una storia, raccontata tramite acrobazie e mimiche espressive, che ha incantato il mondo per vent’anni.
Ne parliamo con Rachel Lancaster, Artistic Director del Cirque di Soleil.
Rachel, cosa vi ha spinto a reimmaginare lo spettacolo in questa nuova veste?
Dopo la chiusura della versione originale di Alegría nel 2014, il pubblico ha iniziato a chiedere ripetutamente: “Quando tornerà Alegría?”. Era uno spettacolo molto caro a tutti, che ha contribuito in modo fondamentale alla crescita del Cirque du Soleil come azienda. Dopo qualche anno, abbiamo pensato che fosse il momento giusto per riportarlo in scena. Ma invece di riproporre la versione creata nel 1994, abbiamo sentito la necessità di aggiornarlo, renderlo rilevante per il pubblico del 2019.
Ma cosa rende Alegría… davvero Alegría?
Questa è stata la domanda guida durante tutto il processo di reimmaginazione. Ogni singolo elemento dello spettacolo è stato rivisto chiedendoci cosa fosse davvero essenziale. Alla base di Alegría ci sono la storia e le emozioni che vogliamo trasmettere al pubblico. È questo che la rende unica.
Nel tempo è cambiato il modo in cui il pubblico interagisce con lo spettacolo?
Viviamo in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dall’intrattenimento tramite schermo. Ma il cuore del nostro lavoro, soprattutto in spettacoli come questo sotto il tendone, è la performance umana e le incredibili cose che il corpo umano può fare. Ed è proprio questo che crea una connessione unica con il pubblico. Mostriamo cose che sembrano impossibili, e questo apre un varco nella mente delle persone, permettendoci di coinvolgerle in un viaggio emozionale profondo.
Ho avuto il piacere di vedere lo spettacolo qualche settimana fa e ne sono rimasto incantato. I bambini erano ipnotizzati, completamente immersi. Quanto è importante offrire questo tipo di esperienze ai più piccoli, lontano dagli schermi?
Credo che sia fondamentale per tutti, dai bambini agli adulti, avere la possibilità di vivere esperienze come questa. Sono spettacoli che fanno sognare, che stimolano la fantasia e le ambizioni. Ed è da queste ambizioni che nascono nuove idee, progetti, cambiamenti.
Gli artisti spesso si ispirano a tradizioni lunghe e consolidate. Come continuate a innovare?
Cirque du Soleil punta molto sia sull’innovazione acrobatica che su quella tecnologica. Molti dei nostri numeri richiedono anni per essere sviluppati e spesso vengono creati appositamente per i nostri spettacoli. Per esempio, l’atto di apertura di Alegría si basa sulla disciplina tradizionale del Russian Bar – un’attrazione circense storica, in cui un acrobata viene sollevato e lanciato in alto da una o più persone tramite una barra flessibile e leggera, n.d.r. – ma con una variazione tecnica: usiamo pali in fibra di carbonio, come quelli del salto con l’asta, che offrono maggiore elasticità e forza. Questo ci permette di costruire colonne umane più alte e ottenere salti incredibili.
Hai citato la tecnologia. Che ruolo ha nello spettacolo?
C’è molta tecnologia nei nostri spettacoli, anche se non sempre è visibile. Appena si vede una persona in aria, c’è dietro un sistema complesso di automazioni e tecnici che lavorano per renderlo possibile. Oggi, tutto ciò che è aereo è automatizzato, a differenza del circo tradizionale dove veniva gestito a mano. Questo offre maggiore sicurezza e costanza, permettendo agli artisti di rilassarsi e concentrarsi sulla performance.
Lo spettacolo ha toccato 40 Paesi in oltre 255 città. Questo cambia il modo in cui raccontate la storia?
La maggior parte dei nostri spettacoli si basa su una comunicazione non verbale, che li rende accessibili a chiunque. Ci rivolgiamo prima di tutto agli esseri umani, al vissuto umano. Certo, ci sono differenze culturali – il pubblico giapponese è molto diverso da quello milanese – ma l’esperienza umana è universale.
Insomma, tradizione, tecnologia e innovazione. Dopo 40 anni di successi, cosa possiamo aspettarci in futuro?
Cirque du Soleil continua a investire nella ricerca di nuove idee. Vogliamo sempre mettere la performance umana al centro, ma esplorare nuovi modi per presentarla. L’obiettivo è rimanere rilevanti per ogni tipo di pubblico, ovunque nel mondo. Lavoriamo a lungo con i nostri acrobati, che provengono da sport, circo tradizionale, arte clownesca. Li accompagniamo per raggiungere il livello necessario per i nostri spettacoli.