Dai gala alle grandi produzioni televisive, Roberto Bolle è la persona di riferimento per la danza in Italia e non solo. Ha ballato davanti ai grandi della terra: da Lady Diana,… Leggi tutto
Dai gala alle grandi produzioni televisive, Roberto Bolle è la persona di riferimento per la danza in Italia e non solo. Ha ballato davanti ai grandi della terra: da Lady Diana, alla Regina Elisabetta a Papa Giovanni Paolo II; Bolle è stato il primo nella storia a diventare contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano, Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York e guest Artist del Royal Ballet alla Royal Opera House del Covent Garden di Londra. Precursore della danza in televisione, il grande ballerino si racconta a Forbes Leader, pronto per un’estate ricca di appuntamenti, sta preparando 3 Gala speciali per tre piazza speciali: Caracalla (15 e 16 luglio), Taormina (18 luglio) e Arena di Verona (23 e 24 luglio). Infine a settembre tornerà a Milano OnDance, la grande festa della danza per la prima volta all’Arco della Pace
C’è stato un momento della sua carriera in cui si è detto: “Ce l’ho fatta”?
Ci sono stati, nella mia carriera, diversi step, diversi momenti in cui ho raggiunto obiettivi sicuramente importanti. È sempre difficile dire “ce l’ho fatta” in senso assoluto. Ad esempio l’arrivo come primo ballerino alla Scala, poi quando sono diventato Étoile, quando ho iniziato a girare i teatri e a creare produzioni disegnate su misura per me, come lo stesso Roberto Bolle and Friends, il mio gala che continuo a portare in giro in tanti teatri in Italia e all’estero, ecco questi sono tutti momenti significativi. Ogni tappa così importante, che ha segnato la mia vita e la mia carriera, è stato un momento in cui mi sono detto: “Wow, sono riuscito a creare qualcosa di significativo, che magari prima non esisteva”.
Con il passaggio a Étoile lei è diventato, a tutti gli effetti, anche un imprenditore di sé stesso. Quanto ha influito questa scelta nel suo percorso internazionale?
C’è stato un momento a 23 anni, in cui mi sono licenziato da primo ballerino della Scala, avevo il posto fisso ma mi fu offerto un contratto quinquennale come artista ospite residente, e poi come Étoile del teatro. Fu una decisione difficile, perché lasciare una sicurezza come quella di un posto fisso in un teatro prestigioso come la Scala non è facile. La vita dell’ospite è precaria, un po’ come quella del ballerino in generale, sempre soggetta a infortuni, dolori, periodi di incertezza. Non sapevo se sarebbe stata una scelta vincente nel lungo termine. Però si è rivelata la decisione giusta.
Può definirsi oggi la persona più influente per la danza in Italia?
Probabilmente sì. Sono oggi la figura di riferimento per la danza italiana, per l’esperienza così vasta e lunga, e perché la mia carriera attraversa tanti ambiti: dal teatro alla televisione, fino a tante altre declinazioni.
Due parole: sacrificio e fortuna. Come si inseriscono nel suo percorso?
Sono parole fondamentali. La vita del ballerino è fatta di sacrifici, è dura, richiede impegno quotidiano, determinazione, concentrazione. Soprattutto nella danza classica, la preparazione deve essere sempre al massimo livello. Ma nella mia carriera c’è stata anche molta fortuna: essere nel posto giusto al momento giusto. Mi è capitato di essere a Londra come terzo cast, e grazie all’infortunio del primo cast ho debuttato in una opening night importantissima, davanti a Lady Diana e alla principessa Margaret. Le occasioni capitano, ma bisogna saperle cogliere. E in quel caso, ci sono riuscito.
Quindi ha conosciuto Lady D?
Sì, è stato un incontro molto speciale. Era una persona solare, con una grande empatia. Pur essendo io molto giovane e timido, è riuscita a mettermi a mio agio.
Lei è stato un promotore della danza, anche in televisione e sui social, c’è anche una strategia economica dietro a tutto questo?
La mia missione è sempre stata quella di allargare il pubblico della danza, usando ogni mezzo: stampa, media, attenzione. Questo ha generato maggiore visibilità verso di me, e quindi verso la danza e gli spettacoli. Il successo dei Bolle and Friends all’Arena di Verona o a Caracalla, dove la danza era rarissima, è legato anche a un investimento sulla mia figura.
È nata la Fondazione Roberto Bolle, che sostiene la danza in Italia e nel mondo. L’Italia secondo lei investe abbastanza nella formazione artistica?
L’Italia dovrebbe investire di più nell’arte, nella cultura e nella danza. Negli ultimi anni sono stati chiusi diversi corpi di ballo di fondazioni ed enti lirici, e lo Stato ha ridotto gli investimenti. Io cerco di promuovere la danza e far capire quanto sia importante creare posti di lavoro in questo settore. Da un lato per il valore culturale, dall’altro perché molti giovani italiani devono espatriare per trovare lavoro. Oggi in Italia ci sono solo quattro corpi di ballo. Bisognerebbe incentivare anche gli investimenti privati: l’Art Bonus è un buon inizio, ma si può fare di più.
Cosa ci riserverà Roberto Bolle nei prossimi mesi?
Quest’estate riprenderemo il tour con i gala di Roberto Bolle and Friends: saremo a Caracalla il 15 e 16 luglio, al Teatro Greco di Taormina il 18 luglio, all’Arena di Verona il 22 e 23 luglio. Dopo l’estate, tornerà anche OnDance a Milano, questa volta all’Arco della Pace. Questa festa della danza è cresciuta molto negli ultimi anni, anche grazie al sostegno degli sponsor e dei privati. È tutta gratuita per il pubblico: vogliamo far avvicinare le persone alla danza, offrire serate, lezioni, incontri. Avremo anche il grande Ballo in Bianco, che in passato si teneva in Piazza Duomo con 2 mila ragazzi e ragazze da tutta Italia. Quest’anno sarà all’Arco della Pace. Tutto questo è possibile grazie al sostegno dei privati come Intesa Sanpaolo. A loro, e a tutti coloro che ci sostengono, va il nostro ringraziamento, anche per la Fondazione.