Verso l’infinito e oltre. Intere generazioni si sono lasciate ispirare da una delle frasi più celebri tratte da un film d’animazione Disney. Possiamo immaginare che uomini e donne, dotati di visione e intelligenza, abbiano costruito business avendo nel cuore proprio quelle parole. Per chi ha sognato – e sogna ancora – di navigare i cieli, però, il motto ‘verso l’infinito e oltre’ risulta al momento non il più adatto.
Secondo una recente ricerca di Bain & Company dedicata al settore del trasporto aereo, dopo la lunga scia lasciata dal Covid, il 2025 si è aperto con segnali di rallentamento, in particolare nei collegamenti con gli Stati Uniti, e con tensioni crescenti lungo l’intera filiera produttiva globale. È quanto emerge da uno studio approfondito condotto dalla società di consulenza, attraverso la sua Practice aerospace & defense, che mette in luce dinamiche complesse e scenari in chiaroscuro per un settore che, nonostante le sfide, continua a rappresentare una delle colonne portanti della mobilità mondiale.
Attualmente, le compagnie aeree si trovano ad affrontare una situazione paradossale: la domanda, nel suo complesso, appare solida, ma si contrae in alcuni mercati chiave. Questo accade nonostante il calo del prezzo del petrolio e l’allentamento di alcune politiche ambientali. A complicare il quadro contribuiscono nuove barriere commerciali e restrizioni all’immigrazione che stanno influenzando le scelte dei passeggeri, modificando i flussi di viaggio, in particolare tra gli Stati Uniti e paesi come il Messico e la Colombia. L’indebolimento del dollaro statunitense aggiunge ulteriore pressione: se da un lato una valuta più debole rende gli Stati Uniti una meta più attrattiva per i turisti internazionali, dall’altro provoca un aumento dei costi per carburante, manutenzione e leasing in valuta locale, comprimendo ulteriormente i margini operativi delle compagnie aeree.
Negli ultimi decenni, la domanda globale di trasporto aereo è cresciuta a ritmi impressionanti, con i Revenue passenger kilometers (Rpk) aumentati in media del 5,5% annuo tra il 2000 e il 2019 – quasi il doppio rispetto alla crescita del Pil mondiale. Questa crescita è stata alimentata da più fattori: l’espansione della classe media nei paesi in via di sviluppo, il miglioramento dell’efficienza degli aeromobili, e l’affermazione del modello low-cost, che ha reso il volo accessibile a un pubblico sempre più ampio. Secondo Bain & Company, questo trend continuerà nel prossimo futuro: il traffico aereo globale è destinato a crescere a un ritmo del 4,7% annuo fino al 2030, a condizione che l’economia globale si stabilizzi e che l’industria riesca a incrementare la propria capacità produttiva. È proprio questo, però, il nodo critico: colli di bottiglia nella produzione e nella manutenzione degli aerei rischiano di compromettere seriamente la tenuta della ripresa.
Tra il 2023 e il 2024, le consegne di nuovi aerei da parte dei grandi costruttori sono risultate inferiori del 31% rispetto alla domanda. Questo gap ha costretto le compagnie a prolungare la vita utile delle flotte esistenti, investendo in interventi di manutenzione straordinaria sempre più onerosi. Il comparto Mro (Manutenzione, riparazione e revisione) è oggi sotto forte pressione: i tempi medi per la revisione completa di un motore di ultima generazione sono passati da 140 a oltre 250 giorni. Le ragioni sono note: carenza di pezzi di ricambio, scarsità di manodopera specializzata e difficoltà nell’approvvigionamento di materiali critici come le terre rare. Come ha osservato Pierluigi Serlenga, managing partner Italia di Bain & Company e co-responsabile globale della Practice Aerospace & Defense, “le officine sono al limite, i tempi si allungano, e questo impatta direttamente sull’operatività delle compagnie”.
Ma i problemi non si fermano al suolo. Anche nei cieli europei si preannunciano mesi complicati. Secondo le previsioni di Eurocontrol, l’estate 2025 sarà caratterizzata da un nuovo record negativo: una media di ritardo lungo la rotta tra 2,02 e 2,54 minuti per volo, contro un obiettivo di 0,9 minuti. Sembra poco, ma significa almeno 70mila minuti complessivi di ritardo ogni giorno.
Secondo Willie Walsh, direttore generale della Iata, intervistato dal Corriere della Sera durante l’assemblea annuale a Nuova Delhi, “andrà decisamente peggio degli ultimi 20-30 anni”. I ritardi dell’estate 2024 erano già stati da record, i peggiori dal 2010 a oggi, ma il 2025 si preannuncia ancora più critico. Il motivo? Una cronica mancanza di controllori del traffico aereo in molte torri e centri radar d’Europa. Il 10% dei voli potrebbe subire ritardi medi di 25-30 minuti, penalizzando i passeggeri e generando ulteriori effetti a catena sulla programmazione e sull’efficienza operativa.
Eppure, in questo scenario complesso, alcuni attori sembrano avere le carte giuste per rafforzarsi. L’Europa, ad esempio, mostra una minore esposizione ai dazi e alle tensioni con la Cina, un vantaggio competitivo che inizia a riflettersi anche nelle performance dei costruttori locali. Le compagnie low-cost europee, inoltre, grazie a flotte giovani, tratte brevi e una struttura operativa snella, stanno dimostrando una resilienza superiore. In Italia, questi vettori continuano ad aumentare capacità e rotte, rispondendo con agilità alla domanda in crescita. La loro quota di mercato, oggi pari al 25–30% in Nord America, Europa e Asia, potrebbe crescere significativamente, soprattutto nei segmenti domestico e leisure, sostenuti dall’espansione della classe media in paesi come l’India.
Come sottolinea Serlenga, “Il problema non è la domanda, che resta solida, soprattutto in Asia e nei mercati emergenti. Il vero nodo è la capacità dell’industria di consegnare nuovi aerei e mantenere operativi quelli esistenti. Oggi abbiamo troppi aerei a terra e troppo pochi in volo”. Se i venti contrari dell’economia globale si riveleranno temporanei, come spesso accade, un eventuale rallentamento potrebbe avere solo effetti marginali nel breve periodo. Ma l’adattamento diventa fondamentale. In un settore storicamente ciclico, sopravvive e prospera chi sa anticipare, leggere i segnali e agire con rapidità.
Proprio per questo, Bain & Company suggerisce una strategia fondata su quattro direttrici: mappare la vulnerabilità della supply chain, pianificare per scenari multipli integrando evoluzioni normative e produttive, investire nella resilienza operativa diversificando fornitori e rafforzando il capitale umano, e monitorare attivamente le politiche pubbliche per adattarsi in tempo reale a dazi, regolamenti o incentivi. Non si tratta solo di resistere, ma di trasformare l’incertezza in vantaggio competitivo.
“Le prospettive per i prossimi cinque anni restano ambivalenti. A breve termine, le incertezze economiche, commerciali e geopolitiche continuano a frenare la domanda. Ma sul lungo periodo, i fondamentali del settore restano solidi: l’introduzione di aerei più efficienti, la riduzione dei prezzi reali dei biglietti e la crescita nei mercati emergenti continueranno a trainare l’espansione, purché si superino i limiti di capacità produttiva”, conclude Serlenga. In altre parole, la crescita ci sarà, ma non sarà per tutti. Nel cielo del prossimo decennio volerà chi saprà essere più agile, non semplicemente chi sarà più grande. E forse, per raggiungere l’infinito, sarà necessario fare qualche scalo strategico in più.
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